April 30, 2009

centomilaottocentosette

S
t
a
r
d
u
s
t
my dream
mio sogno senza fine
che t’ho sognato sopito
di sonno e di notte
e che t’ho svegliato a presa e ripresa quando mi impiglio
nell’occhio attento
violento del vivere incerto.

Spiegato l’intento

controluce t’incontro
con STELLE cadenti
da un lato a quell’altro
(resa orizzontale, e d’ o r i z z o n t e)
e ti prendo
(prenderei)
la tua mano posata
la tua mano di rami e di foglie
girandomi intorno
perdendomi un giorno
poi un altro e l’altro a venire.

Che dire e ridire?
degli
affanni-pensieri
inverno-avvenire:
mi piace sentire nel farmi sapere
che è poi ricadere in trappole
vecchie lucidate di nuovo
e lascerei in vita
il coro di questa
tragedia
riscritta
ma mi hanno gelata
svanita
sconfitta.

Così resto tradotta e nell’intreccio
dei segni sembro a me decifrata
mi svolgo sgraziata e mi prendo a memoria
nel gioco che qui non si dice e chi sa
se si addice
se ti pare e ti piace.

Nel tempo interposto imparo a distanza il
p
r
o
f
i
l
o
del cuore
invento misure
e interi segmenti li passo a tornare:
dalla casa
a l l a c a s a
ti porto parole.
È un cruciverba infranto
(c
a
d
u
t
a
verticale, e d’incanto):
come il tuo specchio riflette girevoli soli chinati
come me che mi piango e i tuoi occhi stupiti
«poeta distratto, se l’amore è scontato contrattiamone il prezzo»
così in mezzo all’estate
qua e là per le strade
ancora
tenerti
tenerti pur sempre.

Anche stasera
che pendono STELLE dal tuo cielo bucato:
un luogo segreto
segreta città
questa
e ovunque tu voglia
io voglia.



*


E dimmi se non è meraviglia.


(à)

Anouk dans le train

..e non è un film di Rohmer..
*Ahimé*


(elle)


SENZA PUNTI

Solca i mari dei tuoi pensieri

restituisci schiuma alle onde

Riparati sotto una foglia forata

bacia il filo di luce che cola da essa 

Addormentati sulla tua ombra

risvegliati fuori dal suo perimetro

e abbandonala quando è impotente

a mezzogiorno sotto il sole a perpendicolo

Ascolta il messaggio che tuona nei silenzi


trova le parole e traducile in un linguaggio incomprensibile

Mischia il tuo sangue con l’acqua delle fonti


spingili a zampillare uniti fuori dalle orbite terrestri


Fai roteare i lembi di una gonna Andalusa


al punto che si sfili dai tuoi lombi


e ti lasci nuda senza timore senza pudore


azzurra di sudore e rossa di spossatezza esaudita 

tutto intorno a te un vortice di respiri caldi


Pensa che le lacrime non sono solo dolci o amare


ma in ogni caso costan salate

Fatti dei regali e confezionali con carte e nastri multicolori 

aspetta ad aprirli 

fin quando ti sarai scordata del loro contenuto

infine ricordati di conservare quelle carte e quei nastri

Cospargi il tuo corpo di creme dolci e profumi

affida al vento il compito leggero di disperderle


aromi che solletichino le narici di qualsiasi uomo

degno di te e sconosciuto

Conta sugli amici senza contarli


dimostra loro di essere all’altezza della fiducia che nutri in te

Svuota una clessidra della sabbia viscosa


riempila con fluidi veloci


e se ti stanchi di rivoltarla gettala in acque senza fondo

Mordi le spine delle rose


aiutale a sgambarsi su un sentiero di petali


Sognati mentre passeggi sul passato


presentati agli occhi dell’avvenire


con la consapevolezza di un frutto maturo


(elle)


April 29, 2009

i mondi possibili

A wonderful summer: un sogno vecchissimo come le mie spiagge affollate d'agosto. Candido è un biondo fanciullo bastardo che si allontana oltre le frontiere della Nouvelle Vague. Libero la mia immaginazione temporale oltre l'esperanto dei corpi, oltre il languire dei romanzi di formazione, oltre gli haiku. Supero l'inedito roteare pelvico, le lotte contro gli automatismi del movimento, vado molto avanti, oltre i Beatles, Cage, i sistemi di motion capture e gli orti biologici. Molto lontano dalle manifestazioni liceali, dagli autostop sulla SS 16, lontano, lontanissimo dai miei amoretti estivi. Che continuano a spuntare con la pioggia, quando fa caldo e noia. Candido è un biondo fanciullo bastardo che solo a pensarci ci si macchia di piaghe veneree e la mappa dell'Eldorado si sfalda per autocombustione, con un crepitio leggero di plastica, uno scioglimento. Benvenuti nel migliore dei mondi. Ding dong! the Wicked Witch is dead e i topi ballano. Entrate, prego.

*

Non sono mai stata a New York, mai a Berlino, mai allo zoo e qualcuno prima o poi me la farà pagare.

(à)

April 28, 2009

non importa che ho perduto

Ora vado più leggera e senza aiuto. Regola numero zero: mai gettare via le scarpe. I passi, il peso sostenuto, i pavimenti sfregati. Uno. Uno. Uno. Dai, non le buttare, mamma. Lasciami le mie adorate polacchine finte, lasciamele ancora un po', vecchie di quasi due anni, sformate, con la suola bucata, lasciamele. Uno. Uno. Uno. Voglio camminarci ancora. Hanno vissuto tanto (per chi non lo sapesse, un anno e mezzo sono dieci vite per una coppia di finte polacchine ), sanno un sacco di cose. Sanno tutto davvero, le ho portate ovunque. Mamma dice che le scarpe vecchie vanno lasciate andare da sole, e sono quasi certa che non stia parlando solo delle mie adorate. C'è aria di metafora in corridoio. Riesco a salvarle comunque. Vincono l'ultimo viaggio. L'ultimo desiderio di una scarpa stanca è viaggiare in treno: le accontento: Intercity Plus San Benedetto del Tronto-Bologna Centrale. Non un granché, come ultimo viaggio. Mie povere. Mie dolcissime. Mie sventurate scarpette. Qualche passo ancora. Uno. Uno. Uno. Il 33 ci porta a casa. Salgo le scale, giro la chiave. Sfilo A ed A, le mie gemelle grigiastre. C'è sempre stato un passo, sempre uno, da A ad A. Uno. Uno. Uno. Ada, te voilà. Ecco te. Un, due, tre. Qualche minuto dopo sono in una busta di plastica, sul fondo di un cassonetto. Un, due, tre, adieu.

(à)

April 27, 2009

My photo
Bologna+Roma
(à)lessandra cava : (l)orenzo pallini