t
a
r
d
u
s
t
my dream
mio sogno senza fine
che t’ho sognato sopito
di sonno e di notte
e che t’ho svegliato a presa e ripresa quando mi impiglio
nell’occhio attento
violento del vivere incerto.
Spiegato l’intento
controluce t’incontro
con STELLE cadenti
da un lato a quell’altro
(resa orizzontale, e d’ o r i z z o n t e)
e ti prendo
(prenderei)
la tua mano posata
la tua mano di rami e di foglie
girandomi intorno
perdendomi un giorno
poi un altro e l’altro a venire.
Che dire e ridire?
degli
affanni-pensieri
inverno-avvenire:
mi piace sentire nel farmi sapere
che è poi ricadere in trappole
vecchie lucidate di nuovo
e lascerei in vita
il coro di questa
tragedia
riscritta
ma mi hanno gelata
svanita
sconfitta.
Così resto tradotta e nell’intreccio
dei segni sembro a me decifrata
mi svolgo sgraziata e mi prendo a memoria
nel gioco che qui non si dice e chi sa
se si addice
se ti pare e ti piace.
Nel tempo interposto imparo a distanza il
p
r
o
f
i
l
o
del cuore
invento misure
e interi segmenti li passo a tornare:
dalla casa
a l l a c a s a
ti porto parole.
È un cruciverba infranto
(c
a
d
u
t
a
verticale, e d’incanto):
come il tuo specchio riflette girevoli soli chinati
come me che mi piango e i tuoi occhi stupiti
«poeta distratto, se l’amore è scontato contrattiamone il prezzo»
così in mezzo all’estate
qua e là per le strade
ancora
tenerti
tenerti pur sempre.
Anche stasera
che pendono STELLE dal tuo cielo bucato:
un luogo segreto
segreta città
questa
e ovunque tu voglia
io voglia.
*
E dimmi se non è meraviglia.
(à)